Il "Satiro danzante" rinvenuto a Mazara del Vallo (Trapani) nel 1997, risalente al III Sec. a.C.
Il "Satiro danzante" rinvenuto a Mazara del Vallo (Trapani) nel 1997, risalente al III Sec. a.C.

Skirtos

 


Nel tiaso dionisiaco, lo Skirtos (Σκίρτος) è il Satiro che pratica il «saltarello», secondo una definizione che risalirebbe a Pratina di Fliunte, inventore del dramma satiresco agli inizî del V sec. a.C. Una statua di tale soggetto è ricordata quale ornamento della tomba di Sositeo di Siracusa, vissuto nella prima metà del III sec. a.C., e parimenti celebrato per i suoi drammi satireschi: la notizia è in un epigramma di Dioscoride di Nicopoli, attivo ad Alessandria sullo scorcio del secolo. La scoperta a Pergamo della base di una statua dello S. dedicata in quegli anni, oltre a dare consistenza alla personalità del bronzista Thoinias, citato nell'iscrizione, ha conservato le impronte di una figura a grandezza naturale, con il passo che vediamo ritmato dal Satiro danzante del Museo Nazionale di Atene, proveniente dal naufragio di Anticitera: copia ricavata all'inizio del I sec. a.C. dal bronzo di Thoinias. Il tipo è già presente con una terracotta in un corredo funerario di Taranto, anteriore al 188 a.C. Più nota la statuetta in bronzo dello stesso soggetto al Museo Nazionale di Napoli, proveniente da Pompei, dove aveva suggerito nel secolo scorso l'impropria denominazione della Casa del Fauno.
L'andamento obliquo che si ricava dal blocco di Pergamo accresceva nell'archetipo l'effetto di sbandamento del personaggio inebriato (phìloinos, nell'epigrafe) e nello stesso tempo faceva apprezzare la torsione della base, dal fianco destro della figura. L'eccitazione si avvertiva nelle frequenti deviazioni dell'asse della figura e nel volgersi obliquo della testa verso l'alto, che ritorna con la massima evidenza nel bronzo pompeiano: l'impressione offerta dalla sistemazione museale del marmo di Anticitera, è attenuata rispetto all'effetto originario. Gli arti inferiori assumevano una flessione affine alla terracotta tarantina e alla statuetta di Napoli: ciò è confermato da un'altra replica della stessa scultura, proveniente da Anticitera, non esposta a causa della corrosione di cui ha sofferto in mare. Di conseguenza, la figura va immaginata ù inclinata all'indietro, fino a ridare al volto il significativo stravolgimento verso l'alto. 



P. Moreno, Enciclopedia dell'arte antica (1997)